Cosa è successo? Perché Trump ha sospeso i dazi per 90 giorni e imposto una tariffa universale del 10% per quel periodo?
La spiegazione ufficiale della Casa Bianca è che numerosi leader mondiali, dicono tra i 60 e i 70, abbiano chiamato il Presidente degli Stati Uniti per negoziare o, come direbbe lo stesso presidente, per offrirgli un «bacio». Di conseguenza, il Sultano di Washington è stato magnanimo e ha sospeso, temporaneamente, la follia. I mercati hanno festeggiato.
La tregua offerta da Trump nella sua guerra contro il mondo è una tariffa universale del 10% per tutti i paesi, tranne la Cina. Trump è arrabbiato con la Cina. Crede che il presidente Xi Jinping avrebbe dovuto telefonargli per chiedere pietà. Ma non lo ha fatto. E Pechino risponde con dazi ritorsivi. Mercoledì, Trump ha dichiarato sui social media, con un linguaggio che sembrava uscito da una sceneggiatura di Mario Puzo, che la Cina non aveva dimostrato abbastanza «rispetto». Trump ha aumentato il dazio sulle importazioni cinesi dal 104% al 125%, l’ennesimo atto folle e ostile. Ma cosa è successo veramente?
Ieri Donald Trump ha rivendicato la scelta di una pausa, spiegando – a modo suo – che «la gente cominciava ad avere un po’ di paura». Sospetto che uno o più degli sponsor/amichetti miliardari di Donald Trump l’abbiano fatto ragionare. Qualcuno lo ha frenato. Qualcuno gli ha detto la verità. Forse è stato il coro degli dèi di Wall Street, come Jamie Dimon della JP Morgan o Larry Fink di BlackRock, o forse le forze combinate di Elon Musk, Jeff Bezos e Bill Ackman che hanno convinto Trump a porre fine alla follia. O almeno a metterla in pausa per 90 giorni. Per salvare la faccia. E anche per evitare una grande crisi finanziaria.
Il presidente americano non è abbastanza sofisticato per comprendere la macroeconomia. Ha avuto l’idea fissa di imporre dazi severi sin dai tardi anni ’80, quando era solo un palazzinaro controverso di New York, ancora lontano dal dichiarare sei fallimenti.
L’ossessione di Donald Trump per i dazi non è mai stata basata sulla logica. Non ha mai avuto nulla a che fare con l’economia. Ha scartato i calcoli preparati dal suo staff e ha deciso che la Svizzera impone all’America dazi del 61%, mentre l’Unione Europea ne impone del 39%. Numeri falsi, inventati, ma a Trump i fatti non sono mai interessati.
Perché la pausa di 90 giorni? Perché l’economia americana stava per crollare, e avrebbe sofferto ben oltre una semplice recessione. E alcuni amici appassionati di golf hanno spiegato a Trump che stava giocando con la nitroglicerina. Quando i titoli di Stato americani, Treasury Bonds, hanno cominciato a crollare martedì sera, è diventato chiaro che l’impatto devastante della guerra commerciale assurda di Trump rischiava di diventare una contagiosa crisi finanziaria, un rischio sistemico.
Mai prima d’ora qualcuno aveva danneggiato la credibilità del dollaro americano e dei titoli del Tesoro Usa come Trump. E mentre può sospendere i dazi per 90 giorni, ha già distrutto l’ultimo brandello di credibilità che Washington aveva come leader mondiale o alleato affidabile. Questo è ormai un dato di fatto.
Perché insiste con l’escalation contro la Cina? Due ragioni. Primo, perché forse crede davvero di poter vincere una guerra commerciale con la Cina, cosa che non può. Nessuno vince mai una guerra commerciale. E nessuno vince una guerra commerciale con una nazione che detiene più di un trilione di dollari in titoli del Tesoro Usa. Quindi si sbaglia.
Secondo, perché il suo ego non gli permette mai di ammettere una sconfitta, e perché sa che la sua pausa di 90 giorni sarà vista da alcuni come un segno di debolezza. Pertanto, continuando ad attaccare la Cina, Trump può sentirsi bene con se stesso. Gli piace alzare la voce e gli piace creare nuovi titoli nei giornali, ogni santo giorno.